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Descrizione

Gli albori della storia di Niella si possono far risalire ad alcuni secoli avanti Cristo, quando i primi abitanti si raccolsero sulle rive del Tanaro in prossimità della confluenza con il Corsaglia: il fiume, rappresentante per quei tempi l’unica via di comunicazione era anche una rigogliosa fonte idrica ove attingere l’acqua per i campi. I Ligures, uno dei popoli più antichi d’Italia, abitavano gran parte del Piemonte; in particolare i Liguri Bagienni occupavano il territorio compreso tra la Stura, il Tanaro, e le Alpi, in cui si trovava li "Pago Nizielo" (Niella), punto d'incontro di due strade colleganti Augusta Bagiennorum (la loro capitale) al mare. In seguito altri popoli penetrarono fra i liguri, finché i romani, fra il 173 e il 143 a.C., sottomisero questa regione della Gallia Cisalpina che nel 89 a.C. ottenne la cittadinanza romana e fu ascritta alla tribù Camilla.

La diffusione del cristianesimo vi ebbe luogo tra il IV e il V secolo portando alla costituzione di una comunità cristiana dipendente dalla diocesi astigiana, la cui Chiesa diventerà l’attuale parrocchiale. Con l'arrivo dei longobardi, nella seconda metà del VI secolo, Niella appartenne al ducato di Asti; in seguito con i franchi di Carlo Magno, scomparsa la Augusta Bagiennorum, costituì l’estremo lembo di terra verso levante del comitato di Bredulo (l’odierna Breolungi). Nel X secolo anche Niella fu saccheggiata dalle bande saracene provenienti dalla vicina costa francese e la "cortem de Nigella cum omnia sua integritate" venne assegnata alla giurisdizione del vescovo-conte di Asti, unitamente a tutto il comitato di Bredulo.

Scacciati i Saraceni, il territorio di Niella, allora compreso nei possedimenti di Bonifacio del Vasto, ricominciò una nuova e prospera vita: rifiorirono l’agricoltura e i commerci, si ricostruirono gli antichi monasteri e se ne fondarono di nuovi. Sulla collina più alta del paese, in mezzo ad una selva di querce (il Modulato, ricordato in alcuni documenti risalenti al XI secolo), sorse intorno al mille una chiesa, l’attuale S. Bartolomeo; la storia orale, tramandata di padre in figlio, narra che a posarne la prima pietra fosse proprio il giovane Teobaldo Roggeri, San Teobaldo, ritiratosi a far penitenza da Vico, paese natio, nella vicina foresta di San Bartolomeo ove nel cavo di un secolare castagno esercitava in eremitico silenzio il mestiere di ciabattino.

Tra il 1125 ed il 1160 Niella aveva già il suo castello. Con l'atto di divisione delle terre del Marchese Bonifacio (1142) il Castrum Nigella fu compreso nel marchesato di Ceva e di questo seguirà tutte le vicende nei secoli successivi. Nel 1295 Giorgio II detto il nano, lo cedette per metà ad Asti, rimanendo però infeudato; quindi nel 1299 ne investi. i figli di Guglielmo III di Ceva. Il dominio dei Marchesi di Ceva continuò per molti anni, fino al 1530 quando Asti lo passò a Catarinetta Spinola e quindi, nel 1532, a Giovarini del Caretto.

L’altra metà pervenne nel 1387 a Galeotto e Lodovico del Caretto, e in seguito, nel 1515, a Sebastiano Sauli.

Sul finire del XVIII secolo Niella è direttamente coinvolta dalla prima campagna napoleonica d’Italia. Nel 1795 e nel 1796 ospitò le truppe regie e la cavalleria piemontese e austriaca alleate contro l’armata napoleonica, che il 18 aprile 1796 sfondò le trincee sulla vicina bicocca (battaglia della bicocca di S. Giacorno) e guadò il Corsaglia in corrispondenza della confluenza con il Tanaro. Napoleone impose a Niella una contribuzione di 12.000 lire, mentre in alcune cappelle vennero ammassati viveri e foraggi sotto minaccia "del saccheggio e dell'abbruciamento". Dopo gli eventi napoleonici e la restaurazione, la storia di Niella è parte integrante delle vicende di casa Savoia e dello Stato Italiano; ben tre presidenti del Senato Torinese furono niellesi: Dalmazzone, Rossi e Borio.


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